Compagnia Simona Bertozzi | Nexus

CoreografoBertozzi Simona
Rontini Aristide
Bariselli Alice
CategoriaA Compagnie Professionali sovvenzionate
Forma giuridicaAss. Culturale - iscritta al registro di promozione sociale
Ambito coreuticoContemporanea e di Ricerca
Provincia di riferimentoBologna
Indirizzo
via del Borgo di San Pietro, 19 19
Città
Bologna
Provincia
Bologna
Cap
40126
Telefono
051251962
Cellulare
3381039421
E-Mail
org.bertozzi@gmail.com
Skype
simona bertozzi
Web Site
http://www.simonabertozzi.it
YouTube
simona bertozzi
Vimeo
www.vimeo.com/user5793664

Associazione Culturale Nexus

Compagnia Simona Bertozzi / NEXUS

Coreografa, danzatrice e performer, Simona Bertozzi vive a Bologna, dove si laurea in Dams.

Dopo studi di ginnastica artistica e danza classica, approfondisce la sua formazione in danza contemporanea tra Italia, Francia, Spagna, Belgio e Inghilterra e lavora, tra gli altri, con Tòmas Aragay (cia Societat Doctor Alonso-Spagna) e dal 2005 al 2010 con Virgilio Sieni, prendendo parte a tutte le produzioni della compagnia, tra cui Sonate Bach, di fronte al dolore degli altri e Tristi Tropici.

In qualità di performer fre lance collabora con Laminarie Teatro, Fortebraccio Teatro, Cristina Rizzo.

Dal 2005 conduce un percorso autoriale di ricerca e scrittura coreografica, creando lavori, in forma solistica e con diversi gruppi di danzatori e performer, che hanno circuitazione nazionale e internazionale.

Nel 2007, in qualità di coreografa, vince il concorso coreografico GD’A (Giovani Danzautori dell’Emilia Romagna) ed è la coreografa italiana selezionata per il festival Aerowaves, The Place Theatre. Londra.

Nel 2008 con la creazione dal titolo Terrestre, prende parte al progetto internazionale Choreoroam, sostenuto da British Council/The Place, Dansateliers/Rotterdam e Bassano Opera Festival.

Sempre con Terrestre, vince il bando Residenza Fondo Fare Anticorpi, in collaborazione con react!, Residenze Artistiche Transdisciplinari.

Nel 2008 costituisce la Compagnia Simona Bertozzi / Nexus

Con il collettivo Gemelli Kessler (Simona Bertozzi, Marcello Briguglio, Celeste Taliani) vince il premio per la migliore opera indipendente al concorso
Il Coreografo Elettronico 2009 con il lavoro di video danza dal titolo Terrestre-movement in still life.

Dal 2009 al 2012 realizza il progetto Homo Ludens, quattro episodi danzati sull’ontologia del gioco, in cui si avvale della presenza di numerose collaborazioni artistiche tra cui: il musicista Egle Sommacal, il Collettivo Gemelli Kessler, la Lila Dance Company, The Point Theatre di Estleigh, Accademia Bizantina di Ravenna.
Di Homo Ludens fanno parte: Ilinx (playing vertigo), Alea (iacta est), Agon, Mimicy
Nel 2012, sempre nell’ambito del collettivo Gemelli Kessler, si occupa della creazione di I was wondering, opera di video danza che esordisce a Ferrara nella giornata di apertura della mostra su Michelangel Antonioni, in occasione del centenario della nascita.
Nel 2013 crea Elogio de La Folia opera coreografica su musiche di Arcangelo Corelli, co-prodotta da Ravenna Festival con esecuzione musicale dal vivo del Delfico Ensemble.
Nell’ambito del festival Biennale Danza Venezia 2014 presenta Guardare ad altezza d’erba, creazione per un sestetto di danzatori tra i 10 e i 12 anni, co-prodotta da Biennale di Venezia e Teatro Stabile dell’Umbria.

Sempre del 2014 è il debutto di Oratori_ae con musica e live elctronics di Francesco Giomi

Nell’ambito di BMotion, Operaestate Festival Veneto 2014 presenta A ritroso sortirà, duetto con la danzatrice tredicenne Alessia Ceccarelli realizzato in collaborazione con Associazione Katrième Cesena e in residenza presso Palazzo Sturm Bassano del Grappa.

Al Festival MilanOltre 2014 debutta con la creazione del format finale di Orphans già presente in forma di studio nell’Ambito di Romaeuropa 2013.

Chiude l’attività produttiva del 2014 con il debutto in prima assoluta di Animali senza Favola, all’Arena del Sole di Bologna, con il sostegno di Ert – Emilia Romagna Teatro Fondazione e con il contributo del Fondo per la Danza d’Autore dell’Emilia Romagna.

Per il biennio 2015/17 l’attività di produzione è incentrata sul Progetto Prometeo, progetto che prosegue attraverso la creazione di episodi, dei quadri di coreografia di durata variabile, ognuno con il proprio assunto tematico e segno coreografico, nonché il rispettivo nucleo di interpreti. Per il 2015 gli episodi sono i seguenti: Prometeo Contemplazione, Prometeo Il Dono, Prometeo Poesia. Il primo e il terzo episodio realizzati in coproduzione con la Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto e in debutto nell’ambito di Fonderia39.
La presentazione di Prometeo Il Dono è in programma a Cango/Centro di produzione sui linguaggi del corpo e della danza nell’ambito di Umano Cantieri Internazionali sui linguaggi del corpo e della danza,

Prometeo. Nuova Produzione 2016
La nuova produzione, dal titolo (ancora provvisorio): Hostinato Rigore, chiuderà il progetto Prometeo, accogliendo atmosfere e rimandi elaborati nei vari episodi precedenti, ma trovando una propria declinazione drammaturgica e coreografica. Il debutto è previsto per l’Autunno 2016 con il sostegno di ERT-Emilia Romagna Teatro Fondazione.



CIRCUITAZIONE

I lavori di Compagnia Simona Bertozzi /Nexus sono Presenti in prestigiosi festival e stagioni di danza contemporanea e teatro, in Italia e all’estero, tra cui:

In Italia

Romaeuropa (Roma), Civitanova Danza, Santarcangelo dei Teatri, B-Motion (Operafestival Bassano), Interplay (Torino), Aperto Festival (Reggio Emilia), Crisalide (Forlì), Biennale Danza Venezia, Mittelfest, Ammutinamenti (Ravenna), Autunno Danza (Cagliari), Civitanova Danza…

all’estero

- Aerowaves Londra, The Turning world Londra (UK)
- Dance Week Festival Zagabria
- The Point Theatre-Eastleigh (UK) Dance a Lille,
- Tanec Praha Festival (Praga),
- Festival de là Citè Lausanne (Ch)
- Correios em Movimento, Danca em Transito di Rio de Janeiro,
- Masdanza e Masdanza Extension Isole Canarie (Spagna)
- Intradance Mosca,
- Festival Fringe Edimburgo.
- Les Brigittines Festival Bruxelles 







ATTIVITA’ DI FORMAZIONE



Dal 2004 al 2008 ha condotto dei laboratori di formazione e ricerca in danza contemporanea rivolti agli studenti del Dipartimento di Musica e Spettacolo (DAMS) Università degli Studi di Bologna, in collaborazione con la professoressa Eugenia Casini Ropa e nel 2012 con la professoressa Elena Cervellati.

Nel 2013 ha vinto il bando per le docenze esterne (tecnica floor work) nell’ambito del progetto triennale di Discipline Coreutiche Tecnico-compositive indetto dall’Accademia Nazionale di Danza di Roma.

Del 2013 sono i progetti Pneuma e Magnetica, progetti inediti nati dall’incontro e dallo scambio tra l’esperienza scenico-compositiva della coreografa Simona Bertozzi e dalle prospettive teorico-didattiche tracciate dallo studioso Enrico Pitozzi. Presentati nell’ambito di festival (Romaeuropa, EsTerni, Scuola Universitaria Teatro Dimitri –CH, Teatro Dimora di Mondaino).

VOLCANO – coreografia e complessità
progetto triennale (2015-2017) di formazione e trasmissione delle pratiche coreografiche contemporanee
ideato e condotto dalla coreografa Simona Bertozzi e dallo studioso Enrico Pitozzi
in collaborazione con il network Anticorpi Xl


Collabora con diverse riviste di arti performative, cinema e scrittura contemporanea tra cui Art’O, RIFRAZIONI dal cinema all’oltre e RIVISTA.
nella giornata di apertura della mostra su Michelangelo Antonioni, in occasione del centenario della nascita.



PREMI

Nel 2007 è la coreografa italiana selezionata per Aerowaves, The Place, Londra.
Nel 2007 vince il GD’A Emilia Romagna, Ravenna.
Nel 2008 con l’opera di video danza Terrestre-movement in still life vince il Premio produzione al TTV Festival di Riccione 2008.
Nel 2009 sempre con Terrestre-movement in still life vince il Premio per la migliore opera indipendente al Coreografo Elettronico, Napoli.
Nel 2012 con l’opera Bird’s Eye View vince il Premio del pubblico al Festival 17 Masdanza, International Contemporary Dance Festival of the Canary Islands.
Sempre nel 2012 viene selezionata per la NId-Platform, Piattaforma delle Nuova Danza Italiana, Lecce.
Nel 2013 è una delle quattro compagnie selezionate, su territorio nazionale, per partecipare al Fringe Festival di Edimburgo (Scozia).

– Nel 2017 è tra i 5 progetti vincitori del Premio Migrarti – Spettacolo con Lotus

– Sempre nel 2017, “And it burns, burns, burns” è tra i quattro finalisti come miglior spettacolo di danza dell’anno ai Premi Ubu.







ALCUNI CENNI SULLE PRODUZIONI DI REPERTORIO
CON ESTRATTI Di RASSEGNE STAMPA



TERRESTRE (2008)

Lavoro vincitore del bando residenza Fondo Fare Anticorpi dell’Emilia Romagna
Finalista al Premio Equlibrio Parco della Musica Roma;
Opera inserita nel progetto internazionale CHOREOROAM con il sostegno di British Council/The Place, Dansateliers/Rotterdam e Bassano Opera Festival.

Video: http://vimeo.com/45749638

Stampa: “… Bertozzi ha le carte in regola per cimentarsi con lo spazio, il tempo, la musica e…sé stessa. Possiede un impressionante rigore tecnico, duttilità e energia; il suo corpo snodato come una marionetta, sa trasformare in movimento l’acrobatico contorsionismo delle braccia e persino avvalersi di uno studiato autolesionismo che, in Terrestre, delinea l’inizio e la fine di un traiettoria esistenziale …” Marinella Guatterini - Il Sole24ore




HOMO LUDENS (2009-2012)

Progetto coreografico composto da quattro episodi danzati sull’ontologia del
gioco e liberamente ispirati alle quattro categorie ludiche del sociologo/antropologo Roger Caillois.

Primo episodio: Ilinx (playing vertigo)
Realizzato con la collaborazione del musicista Egle
Sommacal, già chitarrista dei Massimo Volume

Secondo episodio: Agon
Realizzato con i danzatori della compagnia inglese
Lila Dance presso The Point Theatre Eastleigh con il
Sostegno di Art Council

Terzo episodio: Alea (iacta est)
Opera creata con le musiche di Arcangelo Corelli
Eseguite dall’Orchestra Bizantina di Ravenna
Co-prodotto da Interplay Festival 11

Quarto episodio: Bird’s Eye View (solo) + Mimicry
Opera realizzata con un gruppo di giovani performer
del territorio regionale.


Video: Alea (iacta est) http://vimeo.com/45748508
Bird’s Eye View http://vimeo.com/61084675
Mimicry http://vimeo.com/54361594


Stampa: “… Alea (iacta est). In scena Simona si accompagna con Manfredi Perego. Due figure, quella maschile con una piuma azzurra, quella femminile con una spada, si fiancheggiano, si fronteggiano, si misurano, lui in nero, lei in rosso, in figure di avvicinamento e allontanamento, di sviluppo parallelo, di chiusura in sé, di incrocio all’apparenza casuale. Sembriamo proiettati nell’infinita casualità del rapporto tra elementi legati da qualche legge fisica, nell’indeterminazione del movimento delle particelle subatomiche, in qualche sotterraneo rapporto tra entità. Nel caso, nel gioco della natura. Procedono per proprio conto, si incrociano, si misurano: ma ogni volta potrebbe essere diverso (…)
Memorabile la figurazione dei due corpi stesi in terra perpendicolarmente alla linea degli spettatori, in una visione per scorcio simile a quella del Cristo del Mantegna, con le figure che si disarticolano per piccoli scatti di membra, che si deformano in modo minimo ma radicale, insofferenti di una posizione che somiglia all’inazione, alla morte. Ora sembra, invece, che vogliano scalare una cima o cercare di raggiungere un’isola nel mare di un naufragio. E poi, da questo gioco di tensioni, aspirazioni e fughe, si lasciano trasportare in momenti di danza regolata da una Sonata per violino del romagnolo (come Simona) Arcangelo Corelli, in mosse di danza antica popolare o raffinata, fino alle movenze di un marionettistico minuetto …” Il Corriere di bologna - Massimo Marino
“ In Bird’s eye view si assiste alla rappresentazione di quattro sequenze visive che si avvicendano come in un microcosmo intangibile di evanescenze mutevoli che fluttuano scomposte fino all'ultimo episodio, dove trovano finalmente sostanza nella sintesi delle proprie molteplicità. Una narrazione in cui il corpo appare e scompare, si smembra e si ricompone con la stessa radente rapidità di un volo di uccelli, dando vita a una sorta di danza fantasmatica dove si perde continuamente il senso prospettico (…) Interprete di un uso del corpo che diserta le tecniche accademiche per lasciarsi risucchiare verso una purezza espressiva di tipo originario che lascia ammutoliti per l'ardire con cui lambisce l'enigma e rivela l'altezza della sfida. Accompagnando con mano ferma gli spettatori che, senza fare gli schizzinosi, si spellano le mani.” Gian Paolo Grattarola
“…Con un uso del corpo che per segmentazione e tensione muscolare pare dar vita a certi ritratti dell’espressionista viennese Egon Schiele, Bertozzi per questo assolo dolente e visionario, ironico e ferocissimo sul tema del volo, sceglie un costume che ricorda uno straniato aviatore primonovecentesco, con tanto di copricapo di cuoio e scarponcini, e lo spazio scenico, vuoto e tagliato da lame di luce irregolari, si popola di immagini aeree, evocate ma mai compiutamente descritte.” Michele Pascarella - Artribune

ELOGIO DE LA FOLIA (2013)

Opera co-prodotta da Ravenna Festival in occasione del trecentenario della morte di Arcangelo Corelli e realizzata con l’esecuzione delle musiche dal vivo da parte del Delfico Ensemble.

Video: http://vimeo.com/74109768
http://www.youtube.com/watch?v=Cjv5zAXmfeg

Stampa: “Evoca balli di corte, schermaglie amorose, giochi d'epoca, atmosfere medievali. Ma senza raccontare. Senza il gesto edulcorato. Senza le pose barocche. Barocca lo è solo la musica, di Arcangelo Corelli. Su questo paesaggio sonoro Simona Bertozzi dispiega una coreografia rigorosa per rendere omaggio "al vigore matematico e alla levità poetica della musica" del compositore e violinista ravennate (eseguita in scena dal quartetto Delfico Ensemble). Il segno di Bertozzi è fortemente contemporaneo, il movimento spezzato e lineare, allungato nelle braccia, proteso in alto e a terra, in direzioni opposte che mutano mentre virano in traiettorie diagonali, in frontali bloccati ma mossi nell'interno, sciolto in sospensioni che vibrano di nuovi impulsi (…) In questo "Elogio de "La folia" (commissionato dal Ravenna Festival alla coreografa e danzatrice bolognese con importanti esperienze di formazione e di pratica all'estero), c'è un universo di emozioni tangibili nell'astrattezza dei gesti tra articolazioni e cesure che scrivono nello spazio sentimenti universali traslati da Bertozzi con una grammatica asciutta, severa, con un lessico tattile e interiore (…) Così, la follia della celebre opera del filosofo-teologo Erasmo da Rotterdam alla quale si è ispirata, si dispiega nella ricerca della coincidenza degli opposti, nella dialettica ludica con la saggezza, attraverso una scrittura coreografica che pone in dialogo i corpi in un confronto ora serrato ora leggero, tra ostinazione e fragilità, rigore e trasfigurazione, linearità e frammentazione. Con la serietà di chi si mette in gioco. “ Giuseppe Distefano - Il Sole24ore


ORPHANS (2014)
Video: http://vimeo.com/82772934
Stampa: La solitudine secondo Bertozzi CAGLIARI. L'archetipo come fonte, il corpo come segno e il movimento come esaltato strumento di ricongiunzione …“Orphans” di Simona Bertozzi - ospiti illustri la.... di Daniela Paba

Declinato al maschile il lavoro di Simona Bertozzi, tra le coreografe più premiate nella scena internazionale, è affidato a Manfredi Perego, Andrea Sassoli e Demian Troiano, su musiche di Susamo Yokota e Pink Floyd. “Orphans”descrive tre solitudini che si dilatano nello spazio, ognuna cerca il proprio movimento verso l'esterno quale segno fragile e audace di apertura e offerta. Accoglienza e abbandono, necessità e ricerca dell'altro sono affidati a un pas de deux di Andrea Sassoli e Demian Troiano che si trasforma presto in una danza corale a tre, fatta di catene indissolubili e attraversamenti l'uno nell'altro. Così i tre danzatori diventano una folla, l'umanità che avanza in coda e si perde nell'infinito a sperimentare l'imponderabile. Daniela Paba

A RITROSO SORTIRA’ (2014)

Duetto con Simona Bertozzi e Alessia Ceccarelli, una giovanissima danzatrice di 12 anni.
Video: http://vimeo.com/86767347
Stampa: “… È un emozionante dialogo gestuale, e anagrafico, quello tra Simona Bertozzi e la tredicenne Alessia Ceccarelli nel debutto di "A ritroso sortirà": due diverse età del corpo e dell'architettura anatomica in un flusso continuo di movimenti danzanti scanditi da due metronomi, poi dal silenzio, infine da una breve musica. Lo spaesamento iniziale, la distanza e la chiusura segnata da due quadrati a terra dentro i quali le due limitano i rispettivi movimenti, diventa apertura, prossimità, condivisione, comunione, crescita, attraverso traiettorie di avvicinamento e allontanamento, di linee spezzate e allungate nelle braccia e nelle gambe, protese in alto e a terra, in direzioni opposte che mutano mentre deviano in diagonali e in curve, in sguardi partecipi e segni geometrici, con Bertozzi fattasi fanciulla nel calarsi nel territorio inesplorato della giovane danzatrice diventata, a sua volta, grande. Tutto contenuto e restituito nello spazio intimo della stanza affrescata di Palazzo Sturm…) Giuseppe di Stefano - Il Sole24ore




ORATORI_AE (2014)

“…per ogni luogo, vi sono tanti paesaggi quanti sono gli individui che lo interpretano…”Gilles Clement
Sulla scena un sestetto di danzatori con musicista, coro e corifeo, colti nell’atto di strutturare possibilità di raggruppamento e aggregazione: una squadra prima della disputa, una corsa, una battaglia o una recita nel boschetto..

Video: https://vimeo.com/95877155









GUARDARE AD ALTEZZA D’ERBA (2014)

Lavoro realizzato con un sestetto di giovanissimi danzatori dai 10 ai 13 anni nell’ambito del Progetto Vita Nova Biennale Danza Venezia 2014 in collaborazione con il Teatro Stabile dell’Umbria.
Video: https://vimeo.com/102311444






ANIMALI SENZA FAVOLA (2014)

Sulla scena cinque presenze femminili, un quintetto-branco composto da figure marginali che, dalla porosità del tratto iniziale, acquisiscono spessore e si accendono nella ritualità del gesto o nel suo farsi costellazione complessa, abbondanza, discontinuità
Video: https://vimeo.com/116550568
Stampa: “Trasparente, coinvolgente, è il segreto di questo intenso spettacolo, sviluppato in dialogo con le musiche di Francesco Giomi, nutrito di pensieri con Marcello Briguglio e di visioni teoriche con Enrico Pitozzi, illuminato soffusamente (con magie) da Antonio Rinaldi… eseguito da Simona Bertozzi – capace di accendere una luce con una distensione del collo, con uno scatto, con una improvvisa torsione – che balla insieme con le brave, giovani, Miriam Cinieri, Lucia Guarino, Francesca Duranti, Stefania Ransini. La danza osserva l’animale (e la femminilità), per
farsi pensiero, nostalgia, precipizio senza enfasi nella perdita, nella distanza di una vita organica, respirata in cerca di atti e luoghi di consistenza. Rimangono scolpiti quei gruppi cercati, ritrovati, presto dissolti, e quelle tenere smarrite solitudini, in un angolo del palco, a misurare l’impiantito, a strisciare, a far fremere piedi, gambe, braccia, spalle sospesi al vuoto dell’aria nuda; a rintracciare, con timido slancio, l’altro, il gruppo, che si forma per un attimo, e si dissolve. Massimo Marino, Corriere di Bologna / Boblog


PROMETEO: CONTEMPLAZIONE (2015)

“Insomma a farla breve, sappi questo:ogni arte umana viene da Prometeo.”

Eschilo, Prometeo Incatenato

La consegna di Prometeo è introdurre l’umanità alla capacità di creare, di forgiare, di coltivare e costruire. Di inoltrarsi nell’articolazione di una pratica in cui l’agire si fa complesso per tensione alla cura, alla vitalità creativa. In questo estratto di Prometeo: Contemplazione, la sola figura che appare non rivela un incipit del proprio agire né una provenienza. La partitura delle azioni è organizzata, ma l’ostinazione della pratica riapre ogni volta i confini delle tattilità, esponendo ogni iniziativa d’azione alla fragilità del presente, nitido e sospeso, della scena. Una palestra ritmica: dove incidono la reversibilità delle regole e la loro mescolanza. Un quadro d’azione, la cui contemplazione è affidata al pubblico.

(S.B.)

 

 

PROMETEO: IL DONO (2015)

“Così, l’uomo si impadronisce di certe visioni, la cui potenza genera la sua potenza. Su di esse coordina la propria storia, di cui esse costituiscono il luogo geometrico.”

Paul Valéry

La consegna di Prometeo è introdurre l’umanità alla capacità di creare, di forgiare, di coltivare ecostruire. Di inoltrarsi nell’articolazione di una pratica in cui l’agire si fa complesso per tensione alla cura, alla vitalità creativa. In questo secondo quadro coreografico del progetto Prometeo, la riflessione sulla natura del dono si attualizza nella capacità di addentrarsi in una traiettoria d’indagine, di esercitare un linguaggio che, nella sostanza del gesto e del movimento, possa farsi luogo della visione e delle mutevoli corrispondenze fra le immagini. Un territorio di frequenze e periodicità, di rette e fasce curve, in cui i corpi dispiegano scritture energiche e articolate, producendo una trama di solitudini e combinazioni dialogiche che si alimentano per reazioni, per ebbrezza della complessità. Si preferisce ricadere nel vortice… E’ una pratica vertiginosa, quella che accomuna le tre presenze volta ad afferrare la prospettiva di un frammento, di una sezione dinamica, di uno scorcio anatomico. Masse sospese, volumi che si assottigliano, groviglio delle velocità. Posture in continuo decentramento per impossibilità ad arrestarsi. Laddove la pratica e l’ostinazione fan sì che il movimento appaia levigato e riconoscibile, è il compenetrarsi tra la sua grammatica e la mobilità degli immaginari in gioco a lasciare aperto il flusso delle possibili trasfigurazioni. Quei momenti di fragilità che sospendono la punteggiatura del fraseggio e permettono di rinegoziare la propria azione nell’incontro con l’altro.

Simona Bertozzi

Citando Paul Valéry, Simona Bertozzi comunica un’umanesimo coreografato in cui «l’uomo si impadronisce di certe visioni […] e su di esse coordina la propria storia, di cui esse costituiscono il luogo geometrico». Rette parallele o incidenti che ricollocano il danzatore nel mezzo di un discorso, unendo il sapere intellettuale a quello della pratica per la creazione di uno spazio la cui struttura è sì contenitore del corpo ma il corpo al tempo stesso la contiene.

Lucia Medri, Teatro e Critica – 10 luglio 2016

 

La tecnica di cui Prometeo fa dono ai mortali diventa un flusso di impressioni, un groviglio  di reattività. E la scrittura coreografica di Simona Bertozzi porziona dinamiche, afferra prospettive, accorda fragilità e impossibilità di arrendersi, e difermarsi.

Valentina De Simone, Che Teatro Fa – Repubblica.it – ottobre 2016

 

 

PROMETEO: POESIA (2015)

“…Poesia come una tensione verso l’esattezza…”

Italo Calvino

In questo terzo quadro del Prometeo, trovano spazio delle figure sottili, scattanti, attente, luminose. Cinque adolescenti. Anatomie in crescita, tese a dirigere verso la verticale la vettorialità del proprio agire e che restano sospese anche quando si accostano al suolo, poiché non inclini all’accoglienza della forza di gravità. C’è un desiderio di rapida immersione nel movimento che non affonda nella vertigine della pratica, ma disegna, a latere di ogni declivio, la possibilità di una nuova traiettoria, di un sentiero da segnare con il corpo e con l’immagine inseguita, rigenerando, di volta in volta, le coordinate dinamiche, le posture, gli sguardi, le adiacenze. Fiammelle. Qui la techne prometeica assume il peso specifico di corpi che misurano all’istante la pulsazione del movimento, coniugando lo sforzo dell’intenzione con inattese fragilità, tremori, piccoli scarti e andature funamboliche. Giovinezza che affila il gesto. Tracce di una necessità di esplorazione, di ingresso nel mondo, che fanno di ogni gesto e azione una scintilla, una vampata di luce, un’incisione, che estende e disarticola, che fende l’aria e lo spazio. Esercizio di resistenza. Poesia del frammento, dell’affondo energico, della multiformità.

(S.B.)

 

PROMETEO: ASTRONOMIA (2016)

“…Alla maniera delle stelle…”

In Prometeo: Astronomia l’interrogazione svelata dai corpi trova appoggio sul magnetismo che tende, attrae, sostiene, inclina il tracciato gestuale e dinamico. Come in una costellazione, ogni presenza trova ragione del proprio agire in virtù dell’ascolto, del distacco e della tensione verso l’altro ridisegnando, a ogni rinnovato incontro, l’intera geometria. Sfumatura del gesto e matematica del tracciato dinamico. Sono corpi tesi a una misura condivisibile della pulsazione dinamica, ma sempre sulla soglia, colti sul limite di un disequilibrio che possa procurare un rinnovato orientamento. Una scintilla, che getti altrove la prospettiva degli sguardi. E’ in questi bagliori che, mutando le orbite del costrutto coreografico, prende forma la danza delle tre figure. Una volta è nettamente visibile, densa e geometrica, come Cassiopea, un’altra si dispone sul limite dello spazio, vibrante e luminosa come Carina, costellazione che risiede sul bordo della via Lattea. Sempre, comunque, una danza collocata sul bilico del desiderio, intrecciata nella tensione verso ciò che non si può completamente cingere… E a ricordarci, che in fondo, la nostra anatomia e le stelle son fatte della stessa materia.

(S.B.)

 

 

PROMETEO: ARCHITETTURA (2016)

“Insomma a farla breve, sappi questo: ogni arte umana viene da Prometeo.”

Eschilo, Prometeo Incatenato

Il mio avvicinamento al mito di Prometeo, alla possibilità di tradurre la technè in esercizio potente e rigoroso dell’agire e farne luogo di condivisione, di socialità, di criticità, ha trovato spazio in una riflessione sulla danza, sulla sua natura di pratica corporea tesa alla vitalità umana e alla produzione di un alfabeto complesso di possibilità di scambio e coabitazione. In Prometeo: Architettura, quinto dei sei quadri dedicati al Prometeo, la prospettiva del tracciato coreografico sarà agita da un gruppo di giovanissime danzatrici del territorio bolognese e ravennate, alle prese con la condivisione di un habitat, di uno spazio severamente occupato dalla loro necessità di dare vita a immagini, visioni e  proiezioni, strutture d’azione. Micro narrazioni ambientali in cui la testimonianza depositata dai corpi rivela una specie in crescita e in dialogo con le regole e i dettagli “climatici” in cui agisce: docile e ostinata. Se da un lato si assiste all’architettura di fraseggi definiti, reiterati e rimodulati, sopraggiungono dall’altra la mobilità e le gradazioni di calore prodotte dal dialogo fra anatomie e presenze sempre diverse, poiché riunite direttamente sul territorio in cui il lavoro viene presentato. Un quadro coreografico che rinegozia ogni volta le prospettive di innesto, esplorazione, sospensione e che accorda il suo titolo alle città in cui prende forma.

S.B.

 

“Che la coreografa sia una delle espressioni più rimarchevoli del panorama italiano lo sisapeva e che da tempo si misuri con una tipica “pedagogia” della danza pure, ma sorprende questo lavoro, questo quinto pezzo di un progetto ancora tutto da costruire, per l’impressionante qualità della fattura e per la precisione delle giovani interpreti.”

Paolo Ruffini, Hystrio – ottobre-dicembre 2016

 

 

AND IT BURNS, BURNS, BURNS (2016)

“…Della necessità chi è che tiene il timone? …”

Eschilo, Prometeo Incatenato

In questo quadro finale sono presenti cinque interpreti, adulti e adolescenti, insieme per ribadire, del Prometeo, la riflessione sulla technè e sulla trasmissione del “saper fare” in quanto pratica non esauribile, tesa al turbamento della natura umana. Sono Anna e Arianna, rispettivamente tredici e quindici anni, a tessere la trama del costrutto coreografico. Irrompono nello spazio solcato dalle azioni dei tre adulti, come il coro delle Oceanine che per prime giungono al Prometeo incatenato e, all’unisono, con agire misurato, netto e via via sempre più perentorio, segnano le traiettorie su cui si innesterà l’intero percorso, scandendo le tappe di un possibile dialogo tra età, intenti e proiezioni. La danza di adulti e adolescenti diventa così il territorio in cui far deflagrare le improvvise rivelazioni, la trama dei desideri e delle sorprese, l’impossibilità di un arresto. C’è tanta forza, ma anche fragilità e sbilanciamento, come di fronte a ciò che non si può prevedere. Il corpo in crescita si lancia e sovrappone a quello maturo. L’adulto osserva l’adolescente introiettando pulsazioni elettriche e perentorie esercitazioni. Si stratifica il sapere appena appreso per predisporsi alla vertigine successiva. E’ una fiamma che non si estingue. E l’orizzonte resta sospeso tra possibilità di caduta o elevazione.

(S.B.)

 

“La danza apre a immaginari ancestrali e contemporanei, un microcosmo fluttuante,circolare, increspato, con le due Oceanine, dai gesti sincroni, che scandiscono con deibrevi versi la struttura coreografica dove il segno spaziale è geometrico e frammentato, luminoso e cupo.”

Giuseppe Distefano, Danza & Danza – gennaio-febbraio 2017

“L’uno accanto all’altro, gli interpreti si lanciano generosi nella creazione di figure complesse e polimorfe, nelle quali la costruzione dell’agire individuale (con la ricerca di percorsi, sequenze e atteggiamenti diversi per ognuno) si alterna al magmatico avvilupparsi del gruppo, e la concentrazione dello sforzo esatto si affianca allo scarico d’energia nell’esplodere della forma. Il tutto senza inizio né fine, ma in un’alternanza tenace che sembra non volersi esaurire più.”

Giulia Taddeo, GB Opera Magazine – dicembre 2016

 

 

ANATOMIA (2016)

Anatomia nasce dall’ incontro tra due corpi: uno biologico, l’altro sonoro. È il diagramma dello loro linee di forza, traiettorie e dislocazioni, fenditure nello spazio e forme in cui si dispiega il tempo: rapporti tra velocità e lentezza, questo il modo d’essere dell’anatomia. Anatomia è allora ciò che resta di questo incotro che avviene al limite dell’udibile, sul margine degli occhi, là dove si dispiegano tensioni in un continuo rapporto tattile  tra la materia organica e quella sonora. Tagliare, incidere, dissezionare acusticamente il corpo e il suo spazio per far scaturire un’immagine: tale è la potenza, l’urto di questo incontro. Ciò che resta è una scena-paesaggio, una costellazione. Per coglierne il bagliore irradiante, per sentirne la vibrazione, non basta semplicemente ascoltare o guardare, servono un occhio e un orecchio impossibile.

(Enrico Pitozzi)

“C’è molto di nuovo e qualcosa di antico in questo corpo in movimento che, alla ricerca di una nuova grammatica gestuale e compositiva, si fa atomo, particella generativa, in uno spazio che è di fatto un non-luogo scenico, ma sapientemente illuminato a creare contrasti e opposizioni magnetiche e visuali dal cui incontro, o scontro, scaturiscono un’infinità di azioni di breve e lunga durata.” 

Giuseppe Liotta, Hystrio – luglio-settembre 2016

 

MORNING AIR (2017)

http://simonabertozzi.it/2017/11/01/morning-air/


FLOW ON RIVER (2017)

http://simonabertozzi.it/2017/10/31/flow-on-river/


LOTUS (2017)

http://simonabertozzi.it/2017/07/20/lotus/


WE TWO HOW LONG WE WERE FOOL'D (2017)

http://simonabertozzi.it/2017/04/29/we-two-how-long-we-were-foold/



 





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